Ma quali politici, questi sono pirati e ci stanno depredando di tutto!! (quarta parte)

di Lavoro Giustizia Libertà  28.09.2012

Quarta puntata del riepilogo dei costi diretti e indiretti della politica, in questa parte uniamo Presidenza Della Repubblica, il Governo, la Corte Costituzionale, la Corte di Cassazione, l’Avocatura dello Stato, le Authorities, le auto blu, i Sindacati e altri settori dello Stato e privati che costano un enormità a noi cittadini.

È da qui che deve partire il risanamento del nostro paese, da questi settori deve partire il segnale di esempio per un paese che deve rimettersi in sesto, cominciando proprio dal funzionamento dei suoi apparati.

Sono cose che sappiamo tutti ma che noi vogliamo farvi rileggere per tener alto il senso di guardia verso una classe politica che continua nonostante le difficoltà a sperperare danaro pubblico.

È di questi giorni lo scandalo della Regione Lazio, ed è di questi giorni quella frase detta con spavalda arroganza riguardo allo sperpero di danaro pubblico “così fan tutti”.

Così fan tutti i disonesti, i farabutti e gli avvoltoi !!

Lavoro Giustizia Libertà nasce con lo scopo di creare un nuovo modo di fare politica, una politica fatta dal popolo e dal basso, un popolo che si sceglie i suoi manager, li paga e se non rendono li licenzia, un popolo che gestisce il proprio paese come sovrano e non come suddito silenzioso.

Per troppo tempo abbiamo lasciato fare a dei politici che han visto lontano solo quando dovevano crearsi privilegi, ora basta, ora alziamo la testa tutti insieme per espellerli dai palazzi.

Non è il Popolo a temere il Governo, ma il Governo a dover temere il Popolo.

Lavoro Giustizia Libertà sta organizzando la sua presenza su tutto il territorio nazionale, non ci sono carriere da offrire o alti stipendi, nessun posto privilegiato per gli amici o privilegi da dividersi, solo la voglia di riportare alto l’orgoglio di essere patriota Italiano.

Questa politica ha fatto il suo tempo (e i suoi disastri), spetta a noi oggi, con il nostro impegno toglierla di mezzo con decisione per ripartire a creare un futuro migliore per i nostri cari.

Di seguito riportiamo uno stralcio dal libro “Il naufragio della Ragione” di Diego Pascale e come sempre vi auguriamo una buona lettura raccomandandovi di non arrabbiarvi ora, di riflettere e ragionare con il cuore, pensando al futuro vostro e dei vostri figli, la rabbia tenetela per le prossime elezioni, la vostra croce potrebbe mandarli TUTTI A CASA!

Noi siamo qui, vogliamo crescere per combatterli, ma per questo c’è bisogno di ogni cittadino che ha voglia di darsi da fare per il suo paese, contattateci c’è posto per ogni Italiano stanco ed onesto.

 

dal Libro “Il Naufragio della Ragione” di Diego Pascale

Ulteriori Costi Politici Diretti e Indiretti dello Stato

 

Presidenza della Repubblica

 

Il personale complessivo del Quirinale è di 1930 dipendenti.

Di questi, gli addetti di ruolo alla Presidenza ammontano a 911unità.

Il personale non di ruolo 74 unità in posizione di comando (38 civili e 36 militari, di cui 28 addetti  all’Ufficio del Consigliere per gli affari militari e alla Segreteria del Consiglio supremo di difesa), 11 unità a  contratto e 10 collaboratori a vario titolo.

Il personale militare e addetti alla sicurezza delle forze di polizia, distaccati per esigenze di sicurezza ammonta a 924 unità – tra loro i 260 corazzieri -.

Questo apparato – e la manutenzione del palazzo, nonché dei suoi giardini – e’ costato nel 2009 una spesa di Euro 238.570.000 di cui Euro 218.407,00 per il Presidente della Repubblica, rispetto ai 240.380.000 del 2008 con un risparmio dello 0.7% (non e’ un errore e’ proprio lo zero virgola sette per cento di risparmio), dato che il Quirinale ha provveduto a diffondere come un “ottimo” risultato.

Nel periodo 2010/2012 sono previsti ulteriori 3 milioni di euro di risparmi.

 

Il Governo

 

Il Governo e’ un organo difficile da valutare.

Non per qualche particolare motivo ma semplicemente perché non e’ dato di sapere, anche solo in parte, ufficialmente, le spese di gestione e di emolumenti sostenuti da Palazzo Chigi.

Il Governo e’ composto da 61 componenti di cui 22 ministri e 39 sottosegretari (Situazione al Giugno del 2009).

La Presidenza del Consiglio e’ composta da 38 Dipartimenti, 15 Comitati e 11 Strutture di missione.

Alla Presidenza del Consiglio ci sono 27 Dirigenti di Prima Fascia e 229 Dirigenti di Seconda Fascia, con un bilancio autonomo e con 4.237 persone.

Le spese classificabili in “Costi Politici”, oltre ovviamente a quelle “Classiche” di stipendi del personale che nel 2007 sono state oltre Euro 236.000.000,00, sono consulenze, missioni, studi e spese di rappresentanze che contribuiscono a un bilancio complessivo annuale di oltre Euro 3.700.000.000,00 (di cui 1 miliardo e 800 milioni circa destinati alla Protezione Civile per la quale, senza obiezione alcuna sulla professionalità umana disponibile, si spendono 18 milioni di euro per stipendi, oltre 500 milioni di euro per il pagamento dei mutui contratti dalle regioni colpite da calamità e il restante in vari interventi).

Dal bilancio generale di spesa della Presidenza del Consiglio dei Ministri, (come nota Mario Sechi – Panorama 10 maggio 2008), si evince la spesa di 400 milioni di euro per l’editoria che dimostrano quando il settore abbia necessità di essere riformato con una selezione anche dei soggetti destinatari di tali aiuti (spesa che qui’ ho configurato più come “Aiuti alle Imprese” che non come “Costo Politico” anche se nella realtà e’ più

convincente la seconda alla prima).

Infine, Auto Blu, Voli di Stato e Spese per i Servizi Segreti, hanno un peso non secondario.

Per i Servizi Segreti, per esempio, sono previste “buone uscite” che superano i 2 milioni di euro a persona e le pensioni dei nostri ex agenti, si aggirano intorno ai 30.000,00 euro al mese.

Molto pubblicizzati sono stati i tagli voluti dal Governo in carica per il 2009 che si possono quantificare in circa Euro 10.000.000,00 ma purtroppo essi corrispondono a meno dello 0.3% del totale del Bilancio di previsione 2008.

Inoltre i Ministri e Sottosegretari, compreso il Capo del Governo, se Parlamentari, percepiscono il doppio Stipendio anche senza mai partecipare ai lavori di aula.

 

Corte Costituzionale

 

La Corte Costituzionale e’ composta dal Presidente, dal Vice-Presidente e da 13 Giudici Costituzionali.

Il Presidente percepisce Euro 440.000,00 lordi l’anno e gli altri membri percepiscono Euro 370.000,00 lordi annui, per un totale, solo per indennità (stipendi) al Collegio dei Giudici Costituzionali di Euro 5.250.000,00.

Ovviamente a questo andrebbe aggiunto: Diarie, Indennità diverse, Rimborso Spese e di Soggiorno, Indennità di Carica, Strutture di Segreteria per tutti i 15 componenti, le Auto Blu con autista, l’utilizzo dei voli di Stato che per i componenti della Corte sono a loro completa discrezione e senza limiti, Consulenze, Dipendenti, Spese Amministrative e Spese per gli immobili.

Il Bilancio Ufficiale di Previsione 2008 della Corte ha previsto un totale di spese annue di Euro 47.189.235,92 di cui: Retribuzioni totali per giudici Euro 5.400.000,00 (costo medio euro 336.000,00.- a Giudice in un anno), oneri sulle retribuzioni dei Giudici Euro 1.280.000,00, Viaggi e trasferte (pagate al Bilancio della Corte non da quello dello Stato che paga per esempio, i voli aerei) Euro 120.000,00, personale in Servizio Euro 22.428.550,48, personale non più in servizio Euro 12.560.000,00, acquisto di beni e servizi Euro 5.198.900.00,

trasferimenti Euro 631.785.44 (in questa ultima voce e’ curioso notare che e’ composta da tre voci: Assistenza economica al personale – Interventi assistenziali a favore del personale – Equo indennizzo al personale).

 

Corte di Cassazione

 

Il Presidente della Suprema Corte percepisce un’indennità di Euro 246.000 lordi l’anno. I magistrati hanno uno stipendio in linea con il resto dell’Europa ma al loro stipendio possono aggiungere il compenso che prendono come Docenti Universitari. Infine, godono di due mesi e mezzo di ferie l’anno.

 

Avvocatura dello Stato

 

Un’inchiesta del 2008, di Primo Di Nicola e’ stata fatta passare dai media nazionali in silenzio.

L’inchiesta riguardava gli Avvocati di Stato (Avvocatura dello Stato, Avvocato Generale in carica Oscar Fiumara), dipendenti pubblici che rappresentano e difendono l’amministrazione statale in tutti i tribunali.

Nonostante le condizioni disastrose in cui versa l’amministrazione della giustizia i 370 Avvocati dello Stato (questo e’ il loro numero totale in tutta Italia) oltre a un ricco stipendio, oltre alla possibilità di ottenere incarichi esterni, docenze e arbitrati, questi dipendenti dello Stato si dividono una cifra notevole.

Per svolgere il compito per cui vengono già pagati con lo stipendio, incassano personalmente un rimborso ma quando vincono le cause, incassano anche, sempre in prima persona, le spese legali che le loro controparti devono versare.

Una somma enorme, considerando l’esiguo numero dei soggetti:

Nel 2006, gli Avvocati di Stato si sono divisi 42 milioni e 405 mila euro, quasi 115.000 euro ciascuno in media, oltre a stipendio e rimborsi, che poi vengono divisi secondo criteri territoriali.

Questa gratifica viene chiamata “quadrimestre”, perché calcoli e spartizioni avvengono ogni quattro mesi.

In media, per la spartizione territoriale applicata, nel 2006 ogni toga pubblica romana ha intascato 91 mila euro, che diventano 244 mila a Bari, 247 mila a Potenza, 261 mila a Venezia e ben 296 mila a Messina: sempre oltre allo stipendio.

Il capo di questa avvocatura a Messina nel 2006 ha ricevuto 222 mila euro di stipendio e quasi 300 mila dai “quadrimestri”.

 

Authorities

 

Le Autorità di Vigilanza sono 11 e sono gestite da un organo collegiale di 4 Commissari (incluso il Presidente).

In ordine sono (con l’anno di Istituzione): Commissione nazionale per le società e la Borsa (Consob)

1974 – Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo – ISVAP 1982 – Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) 1990 – Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione – Cnipa 1993 – Autorità per l’energia elettrica e il gas 1995 – Garante per la protezione dei dati personali 1996 – Commissione di vigilanza sui fondi pensione 1996 – Autorità per le garanzie nelle comunicazioni 1997 – Autorità di vigilanza sui lavori pubblici 1999 – Autorità garanti del contribuente per il fisco e la burocrazia (2000) – Agenzia per le organizzazioni senza scopo di lucro di utilità sociale 2001 – Si aggiungeranno presto le Autorità di vigilanza sulle fondazioni bancarie e l’Autorità’ per I trasporti.

L’Autorità’ per l’energia elettrica e il gas, ha sovvenzioni prettamente private.

Per l’ISVAP, le spese di funzionamento sono coperte dal contributo di vigilanza dovuto dalle imprese di

assicurazione.

L’autorità’ per le garanzie nelle comunicazioni e’ composta da un Presidente e 8 commissari nominati dal

Parlamento e gestisce gli stanziamenti dello Stato nel settore (nel 1999 sono stati 82 miliardi di lire), più un contributo dell’uno per mille sui ricavi della telecomunicazione.

L’autorità’ di vigilanza sui lavori pubblici e’ composta da cinque componenti (Presidente incluso).

I semplici componenti guadagnano Euro 370.000,00 l’anno. I Presidenti Euro 444.000,00 l’anno.

Calcolando i costi su 9 Autorità, con costi statali, moltiplicando il numero di 4 Commissari e, ovviamente, 9 Presidenti, solo di Stipendi, si spendono Euro 17.316.000,00.

Il resto delle spese non si conoscono.

 

Consulenze

 

Stabilire i costi per le Consulenze e’ praticamente impossibile.

Ci sono, ovviamente, consulenze di indiscussa utilità ma anche molte che, di fatto, hanno una forte dubbia utilità pubblica effettiva.

Se la legge fissasse paletti rigidi e ben precisi entro i quali poter usufruire delle consulenze esterne, gli enti pubblici risparmierebbero oltre 1 miliardo di euro all’anno che, comunque, non inseriremo nei nostri conteggi.

 

Contingenti Militari Italiani all’Estero

 

Gli uomini impiegati nelle missioni, definite “Di Pace”, all’estero sono 7.700 per un costo annuale pari a Euro 1.040.500.000,00.

Una sola base di 2500 persone (2000 militari e 500 civili) ha un costo di Euro 600.000 al giorno.

 

Contributi pubblici per l’Editoria

 

Contributi indiretti, solo per le spese telefoniche, elettriche epostali, per la carta (a 495 «imprese editrici di quotidiani, periodici e libri») e per la riqualificazione professionale, lo Stato ha “rimborsato” in un solo anno 450 milioni di euro.

Ne hanno beneficiato tutte le aziende editoriali, ma, di fatto, in misura più consistente i giornali a più alta tiratura.

La FIEG calcolava in 270 milioni, nel 2006, la sola “compensazione” per le agevolazioni postali in abbonamento versata dallo Stato a Poste Italiane S.p.A., attribuendoli nella misura di 100 milioni alle pubblicazioni “no profit” di 48 ai quotidiani e di 120 ai periodici.

In effetti, le agevolazioni postali sono costate 303 milioni nel 2005 e 299 nel 2006, secondo il calcolo ufficializzato nel luglio 2007 dal presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato Antonio Catricalà, rendendo pubblica un’indagine dell’Antitrust sul mercato dell’informazione (quotidiani, periodici, TV, nuovi media, ecc.).

7.124 le testate complessivamente sostenute, compresi il settore no profit (104 milioni) e gli editori di libri (25 milioni).

Circa 80 milioni risultavano assegnati a soli dieci editori: 18 milioni e 887 mila alla Mondadori, 17 milioni e 822 mila al Sole 24 Ore, 13 milioni e 753 mila alla RCS, 6 milioni e 966 mila al San Paolo, 4 milioni

e 689 mila al gruppo Espresso-Repubblica, 3 milioni e 603 mila all’Avvenire, 2 milioni e 996 mila a Conquiste del Lavoro, 2 milioni e 581 mila alla De Agostini, 2 milioni e 536 mila all’Athesia Druck, 2 milioni e 415 mila alla Stampa.

All’undicesimo posto l’Hachette Rusconi, con 2 milioni e 300 mila.

Aliquota agevolata del 4% sulla vendita di libri, quotidiani e periodici, ma tale agevolazione viene estesa ad alcuni prodotti – libri, dvd, videocassette Vhs, giocattoli, ecc. – venduti in allegato alle pubblicazioni.

La cifra dei contributi totali all’editoria, nell’anno 2007 e’ stata di Euro 700.000.000,00.

 

Le Auto Blu

 

La prima cosa da notare è che le Auto Blu (Autovetture di Servizio) sono un Costo Politico Diretto “Puro” perché servonoesclusivamente le necessità legate all’incarico assunto da Eletti Politicamente e le esclusive necessità dei titolari di nomine attribuite loro dagli Eletti, come una delle loro prerogative.

Del termine “auto blu”, naturalmente, non fanno parte gli automezzi dello Stato, degli Enti e delle Amministrazioni Pubbliche che sono destinati al servizio svolto dai dipendenti, anche se e’ molto diffuso sull’intero territorio nazionale l’utilizzo di tali mezzi per esigenze che nulla hanno a che fare con il servizio pubblico svolto, pesando ovviamente, in maniera importante, sui bilanci degli Enti e delle Amministrazioni

Pubbliche.

C’e’ però anche un’altra categoria che non rientra nelle due sopra descritte e che corrisponde a quella dei Magistrati – siano essi in pericolo o meno giustificato dal ministero degli Interni e dagli organi di polizia – e un’ultima che e’ rappresentata da cittadini normali che corrono seri pericoli di vita per via della loro Professione o Collaborazione con le Istituzioni dello Stato e con gli organi di Polizia Giudiziaria.

Prima di passare all’analisi del settore Auto Blu, e’ necessario fare alcune considerazioni.

Le Auto Blu sono considerate, per lo più, come Privilegi ma, come abbiamo spiegato, sono anche una necessità.

Escludendo i Magistrati e le poche decine di Italiani ai quali e’ stata affidata un auto di servizio, con relativa scorta (per i quali tale esigenza e’ comprensibile senza alcun dubbio), le necessità dei Politici sono legate all’Alta carica Istituzionale ricoperta – per ovvi motivi di sicurezza della persona che potrebbe essere soggetta a diversi tipi di rischi, prevedibili e non, proprio per l’alto incarico ricoperto – mentre per i soggetti di nomina

Politica (Dirigenti di Ministeri, di Aziende di Stato, di Società a Partecipazione Statale sia di maggioranza che di minoranza -, Soggetti non eletti ma nominati direttamente dalla Politica – come Commissari Straordinari, Inviati Speciali, Consulenti Permanenti, Consiglieri di Stato e Ministeriali ed altri), o Politici Eletti normali, senza incarichi particolari, molti – quasi la totalità della popolazione a voler essere esatti – faticano a comprenderne l’utilità Istituzionale ma soprattutto la necessità (se non rientranti nei soggetti a rischio di vita).

Le Auto Blu, pubbliche e quindi pagate con i soldi dei contribuenti, vengono affidate dal Ministero degli Interni, dagli Enti Costituzionali e Istituzionali dello Stato, dalle Direzioni Generali dei Ministeri e dai Consigli di Amministrazione di Enti e Società a partecipazione Statale.

Infine, è da chiarire che esistono tre tipi di Auto Blu (anche se nell’immaginario collettivo l’Auto Blu spesso e’ una macchina blindata con autista e scorta armata):

– Un’automobile assegnata ad un soggetto, di grossa cilindrata, blindata (antisfondamento e antiproiettile) con equipaggiamento completo e con uno o due autisti (se due, si avvicendano in due turni sulle 24 ore).

– Un’automobile come sopra ma con uno a più uomini di scorta, in genere Carabinieri o Poliziotti (se però la scorta è composta da più di due persone, e’ necessaria un’altra macchina normale in dotazione agli organi di Polizia).

– Un’automobile spesso di grande cilindrata, ma non necessariamente con autista.

Le Auto Blu possono essere noleggiate (e spesso modificate dagli stessi noleggiatori) o sono di proprietà dell’Istituzione, Ministero, Ente o Società a partecipazione dello Stato.

Secondo uno studio molto serio e approfondito dell’Associazione Contribuenti Italiani, considerando che solo le auto dell’apparato statale sono all’incirca 200 mila e a queste vanno aggiunte quelle usate dagli amministratori pubblici di Comuni, Province, Comunità Montane, Consorzi, Enti ed Aziende Pubbliche, si arriva ad una cifra di circa 574.215 “Auto Blu”, mentre negli Stati Uniti sono 73.000, in Francia 65.000, nel Regno Unito 58.000, in Germania 54.000, in Turchia 51.000, in Spagna 44.000, in Giappone 35.000, in Grecia 34.000 e in Portogallo 23.000.

Queste Auto Blu’ appartengono al parco auto presso Stato, Regioni, Province, Comuni, Municipalità, Comunità Montane, Enti pubblici (come le ASL), Enti pubblici non economici e Società pubbliche e misto pubblico-private.

Naturalmente avere dati ufficiali e’ impossibile perché, pur essendo di natura pubblica e quindi soggetti ad essere pubblicati senza alcuna restrizione, non vengono diramati i dati ufficiali.

Proviamo allora a fare dei calcoli molto realistici, partendo da un dato certo che invece di contare 573.215 auto blu (diciamo che all’Associazione Contribuenti Italiani quindi sono giunti dati in eccesso e mi scuso per questa provocazione ai danni dell’Associazione ma e’ necessario partire da questo presupposto per dimostrare quanto grande il fenomeno sia, nella realtà, di notevole importanza, senza voler mettere in alcun modo in dubbio la seria ricerca svolta dall’Associazione Contribuenti Italiani) siano la metà e cioè 286.607, in tutto il paese.

Di queste, diciamo che ancora la metà disponga anche di un autista, abbiamo quindi:

1. 143.303 Auto Blu’ con autista (che però spesso sono due per auto perché, per avere a disposizione l’auto tutto il giorno, i turni di disponibilità sono due al giorno, 6 ore per turno).

2. 143.303 Auto Blu’ senza autista, a disposizione del soggetto.

• Per le 143.303 Auto Blu con autista, se ipotizziamo un costo realistico (anche se decisamente in ribasso) medio annuo per un autista di circa Euro 20.000, tasse incluse, abbiamo: Euro 20.000 di costi per autista per anno, moltiplicato per 143.303 auto = Euro 2.866.060.000,00 solo per gli autisti.

• Noleggio per un’auto normale, naturalmente di grande cilindrata ma NON blindata (molte lo sono e ovviamente non costano come un’auto normale ma molto di più) per un mese (dati veritieri perché ho prenotato personalmente un’auto MERCEDES E 220 via internet con la società Herts per 30 giorni): Costo (con sconto per pagamenti via Internet) Euro 2.066,00 moltiplicato per 12 mesi = Euro 24.792,00 annui moltiplicato per 286.607 auto blu (143.303 con autista e 143.303 senza autista) = Euro 7.105.560.744,00.

• Totale Costi: Auto Blu (286.607) + Autisti (143.303) =Euro 9.971.620.744,00 l’anno.

• Per le auto con autista, visto che l’assicurazione e l’eventuale manutenzione e’ a carico della Società che le noleggia, calcolando ora un consumo giornaliero medio di benzina di 30 euro al giorno + 5 euro di pedaggi autostradali, sempre al giorno, (anche per i Parlamentari perché per loro paga lo Stato) moltiplicati per 250 giorni in un anno (escluso quindi i giorni festivi) per le 143.303 autovetture, abbiamo le seguenti ulteriori spese: Per benzina Euro 1.074.772.500,00 e per pedaggi autostradali 179.128.750,00. per un costo totale di Euro 1.253.901.250,00.

• Il restante delle Auto Blu, senza autista ma solo a disposizione dei soggetti ai quali vengono date in uso (143.303), le consideriamo di proprietà dei soggetti pubblici e solo la metà come utilizzate per scopi non prettamente lavorativi ma per esigenze di spostamento Personale dei Dirigenti.

A parte i costi per Assicurazioni, manutenzione e varie (di cui non ne teniamo conto ma sono ulteriori ingenti costi pubblici), calcolando Euro 10,00 a macchina, al giorno, per uso personale e non esclusivamente legato al servizio, abbiamo la spesa totale in un anno (250 giorni lavorativi) di Euro 358.257.500,00.

Il totale generale dei costi per le 286.606 Auto Blu corrisponde a una cifra pari a Euro 11.225.521.994,00.

Ma le auto blu in realtà sono il doppio!!

 

Sindacati

(Fonte: Volume Bompiani di Stefano Livadiotti, firma delsettimanale «L’Espresso»)

 

Il Sindacato, pur essendo del tutto autonomo, e’ collocabile come un Costo Politico “Indiretto”.

La struttura Sindacale in Italia conta 700.000 delegati (sei volte di più di tutti i Carabinieri) che vengono pagati senza nessun obbligo d’orario: in altre parole, pagati per fare quello che vogliono e andare dove vogliono a spese dei lavoratori che li mantengono nel privilegio.

I permessi sindacali da soli equivalgono a 1 milione di giorni lavorativi al mese e costano al nostro sistema 1 miliardo e 854 milioni di euro l’anno.

Sono 20.000 i dipendenti diretti di Cgil, Cisl e Uil, Le quote versate dagli iscritti corrispondono all’1% della busta paga.

I costi dell’esazione sono risparmiati perché ad essa devono pensare gli imprenditori con le trattenute sulle buste paga dei dipendenti (Stimati in un totale di Euro 2.111.580.000,00. – l’anno).

I pensionati fruttano circa 40 euro lordi l’anno, ovvero complessivamente 1 miliardo di euro l’anno.

L’Inps gira inoltre ogni anno 110 milioni di euro alla Cgil, 70 alla Cisl e 18 all’Uil.

I Caf, i centri di assistenza fiscale, che assistono lavoratori e pensionati per le dichiarazioni dei redditi, ricevono dall’Inps un contributo di 90 milioni di euro l’anno divisi tra le sigle sindacali.

Altre entrate vengono dai patronati sindacali, le strutture di assistenza ai cittadini per le pratiche previdenziali, la cassa integrazione e i sussidi di disoccupazione: nel 2006 l’Inps ha girato ai sindacati 248 milioni e 914 mila euro tra Inca-Cgil, Inas-Cisl e Ital-Uil.

Riguardo invece alla Formazione, ogni anno, l’Europa manda in Italia un miliardo e mezzo di euro per la formazione professionale, ebbene, 10 dei 14 enti che si spartiscono la somma sono partecipati dalla triplice sindacale.

La forza immobiliare dei sindacati e’ un patrimonio sterminato: la Cgil conta 3 mila sedi di proprietà delle proprie strutture territoriali, la Cisl 5.000, mentre la Uil concentra gli investimenti in una società per azioni, la “Labour Uil”, con un bilancio di oltre 35 milioni di euro di immobili.

A tal riguardo, noto e’ l’episodio del 1995 dove l’allora leader della Cisl, Sergio D’Antoni (oggi esponente politico eletto in Parlamento) fu pizzicato da “Affittopoli” come inquilino di un appartamento ai Parioli di 219 mq. con 2 vasche per idromassaggio per cui pagava di affitto appena 1 milione di lire al mese ( 600 euro di oggi).

In Italia ci sono 800 contratti collettivi di lavoro.

Vista la diminuzione del potere d’acquisto, non si può certo dire che siano serviti ai lavoratori per migliorare le proprie condizioni di vita, ma ai sindacati sì, per aumentare influenza. In 18 mesi, tra il 2005 e il 2006, sono stati proclamati 2.621 scioperi, esattamente 4,8 al giorno, 27 volte in più della Germania, un record europeo, un danno economico enorme per l’azienda Italia, persino difficilmente quantificabile.

Un solo esempio: Un giorno di sciopero dei trasporti a Milano, costa 254 milioni di euro di mancati introiti, tanto per farvi un’idea.

C’è un contratto nazionale per i tagliatori di sughero e uno per le imprese che producono ombrelloni, uno per i lavoratori di penne, differente da quello per i lavoratori di matite, uno per i fantini di cavalli da corsa e un altro per i cavalli da trotto.

A chi servono? Ai lavoratori poco, ai sindacalisti molto.

Perché mentre il potere d’acquisto dei salari cala, i poteri del sindacato non vengono minimamente scalfiti dall’insuccesso.

Basta guardare il settore pubblico, il più sindacalizzato di tutti con percentuali bulgare di adesione tra i lavoratori.

L’opera dei sindacati sembra finalizzata ad un solo scopo: far lavorare meno e con più privilegi i propri iscritti.

I ferrovieri italiani, per esempio, scioperano in media due volte al mese, quelli svizzeri mai.

A parte la situazione disastrosa delle linee ferroviarie secondarie e le condizioni pietose di igiene dei mezzi, (non solo al sud del paese, come la Sicilia e la Sardegna, ma avete mai provato ad andare da Bergamo a Brescia con il treno alle 20:00? Se no, fatelo. Sara’ un’esperienza indimenticabile) i nostri ferrovieri godono di un contratto che li premia quando mettono piede su un treno, quando ritardano un po’ meno del solito, o quando sono impiegati su convogli con cuccette e nessuno a mai compreso il perché.

Ma lo stipendio di un ferroviere svizzero è due volte più alto di quello italiano, segno evidente che i sindacati elvetici hanno fatto meglio il loro lavoro rispetto agli omologhi italiani.

In compenso, i nostri non li batte nessuno quando si tratta di far incrociare le braccia.

I sindacati sono poi immuni dall’obbligo di rendere pubblici i loro bilanci.

Riguardo agli iscritti: Quando contrattano col Governo i sindacati dichiarano di avere 11 milioni e 731 mila lavoratori iscritti, quando devono versare una piccola quota alla “Conferedation Europeenne des Syndacats”, improvvisamente gli aderenti scendono a 7 milioni e mezzo!

Un esempio della disponibilità finanziaria dei Sindacati: Sono stati 50 milioni di euro (cioè oltre 100 miliardi di vecchie lire) le spese per portare in piazza i propri iscritti dalla CGL nel 2002 che ha organizzato e pagato la manifestazione oceanica dei suoi pensionati a Roma, per difendere il famoso artico 18 (cioè il divieto di licenziare) che non riguardava affatto gli stessi manifestanti.

Un terzo dei parlamentari della legislatura scorsa, hanno un passato di sindacalisti e non può certamente sorprendere che tutti questi benemeriti della nazione sostengano silenziosamente i privilegi dei sindacati, ivi compresa quello (unico e scandaloso) di non dover subire controlli di bilancio.

I Sindacati, infatti, godono di un’immunità che li dispensa dall’obbligo di rendere pubblici i loro bilanci.

Nel 1974 passò la cosiddetta legge Mosca, che riconosceva i contributi pensionistici a chi avesse prestato la propria opera in nero nel dopoguerra.

Di sindacalisti in tenera età ne spuntarono come funghi.

All’Inps arrivarono 19mila e 500 domande, poi altre 6mila.

Il governo rispose prorogando la scadenza di legge, e bastò per farne piovere sull’Istituto di previdenza altre 15mila domande.

Alla fine si scoprì che c’erano 40mila e 500 ex sindacalisti da mettere in regola.

Tra di loro, manco a dirlo tutti i pezzi da novanta del sindacato.

Oltre a Del Turco, gli ex Cisl Franco Marini (ex Presidente del Senato), Sergio D’Antoni e Bruno Trentin, Fausto Bertinotti (ex Cgil) e Pietro Larizza (Uil), Armando Cossutta, Achille Occhetto e infine Giorgio Napolitano (l’attuale Presidente della Repubblica).

Pensioni che si sono andate ad accumulare a sostanziosi vitalizi parlamentari o ad altri trattamenti previdenziali.

Accanto a questi personaggi noti, un esercito di funzionari più o meno oscuri.

Chi è ricorso alla maxi-sanatoria previdenziale – perché di questo, in fin dei conti, si è trattato – sono stati soprattutto il Pci e la Cgil.

Botteghe Oscure regolarizzò la situazione di circa 8mila funzionari, mentre il sindacato rosso sanò le posizioni dì ben 10mila dipendenti.

Un’altra leggina, votata ai tempi dell’Ulivo, garantisce ad alcuni sindacalisti la possibilità di vedersi moltiplicare per due i contributi pensionistici e quindi, di fatto, di ottenere una pensione doppia.

Lo statuto dei lavoratori prevede che ai dipendenti in aspettativa per lo svolgimento di incarichi sindacali siano versati, a carico dell’Inps, i soliti contributi figurativi, calcolati sulla base dello stipendio non più versato dall’azienda di provenienza.

Lo steso privilegio è garantito ai sindacalisti distaccati: quelli, cioè, che continuano a percepire lo stipendio dell’azienda privata o dall’ente pubblico di provenienza pur lavorando esclusivamente per il sindacato.

In base agli ultimi dati disponibili, a godere di questo regime speciale di doppio contributo – in vista di una pensione moltiplicata per lo stesso fattore – sono 1.793 sindacalisti, dei quali ben 1.278 fanno capo alla Cgil.

Un decreto legislativo del ‘96, firmato dall’allora ministro del Lavoro Tiziano Treu, uomo vicino alla Cisl, prevede però che i sindacalisti in aspettativa possano godere di un ulteriore versamento da parte del sindacato.

Alle organizzazioni sindacali, per citare l’esempio più clamoroso, non si applica l’obbligo di reintegro previsto dall’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.

In altre parole, i sindacati sono liberi di licenziare chi vogliono fra i loro 20.000 dipendenti senza correre il rischio di doverli riassumere se un giudice dovesse decidere che il licenziamento è avvenuto senza una giusta causa.

Inutile ricordare che la Cgil e le altre sigle, in difesa di quell’articolo 18 che a loro non si applica, hanno scatenato unanvera e propria guerra di religione.

Nel 1995 si svolse un referendum per abolire il prelievo automatico dell’1% sulla busta paga dei lavoratori iscritti al sindacato.

Gli italiani approvarono («vogliono ridurci alla colletta» sibilò Sergio Cofferati).

Ma fatta la legge, trovato l’inghippo.

Il sindacato ha semplicemente aggirato la nuova regola inserendo la trattenuta nei contratti collettivi.

Risultato: tutto come prima.

Nel 1998 un deputato di Forza Italia convinse 160 colleghi a firmare una proposta di legge per rendere pubblici i bilanci dei sindacati.

Ma la maggioranza di centrosinistra bocciò il testo.

Oggi in Senato, dietro iniziativa del PDL e a cura del Presidente della Commissione Lavoro e Previdenza Sen. Pasquale Giuliano, c’e una proposta di legge (numero 1060) che punta ad imporre l’obbligatorietà dei bilanci e la loro pubblicità ai sindacati ma pochi scommettono sulla sua riuscita.

In Italia non esiste solo la “Triplice” ma nel 1996, nasce anche un altro sindacato che ha un notevole peso nel settore pubblico, l’UGL. (Unione Generale dei Lavoratori), di area AN, che ovviamente non ha nulla da invidiare ai diretti concorrenti.

Le entrate generali stimate dei Sindacati, l’anno sono di Euro 4.748.494.000,00.

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